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      Chi questi possano essere non sappiamo; ma non ci pare che in Piemonte vi sia tanta sovrabbondanza di generali capaci, da cederne agli altri; e ci conforta molto moderatamente la speranza di aver tra noi qualche Bricherasio, o Villa Falletti, o Sommariva, o Salasco, o il Generalissimo in persona.
      Guerra, Costituente; sono, ripetiamo, due termini che non possono disgiungersi. Intorno alla bandiera sul Campidoglio gli Italiani debbono stringersi insieme con una mano, agitare le spade coll'altra. Dalla Costituente la nuova Italia deve escire armata, come Minerva dal capo di Giove.
     
      IV.
      DALLA PALLADE DI ROMA, N.° 454 (24-25 GENNAIO 1849).
     
      Nel '93, a' tempi della prima rivoluzione di Francia, fu vista un'opera di rovina. Era una rabbia di distruggere quanto esisteva. Pareva che il popolo, appena si sentí le mani libere, non avesse altro in animo che di cancellare dalla superficie della terra quanto gli ricordava il passato, perché ogni cosa lo richiamava a memorie di vergogna e di dolore. La tirannide e la superstizione avevano contaminato siffattamente ogni cosa, che anche quanto v'è di piú santo appariva coperto, per cosí dire, da un lurido velo, e il popolo non sapeva penetrare tant'oltre, da dividere la verità dalla ipocrisia degli uomini.
      La rivoluzione del '93 aveva per missione di rovinar tutto, perché l'avvenire, su quel terreno sgombro, potesse fabbricare il nuovo edificio. Dicemmo rovinar tutto, e dicemmo male. La verità resta, e le grandi tradizioni del passato rimasero retaggio dell'umanità.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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