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      Vi fu un tempo in cui gli uomini, stanchi dell'errore che cercava consacrarsi della verità, contro quello, insieme, e contro questa si ribellarono. Quanto di sacro, quanto di grande si racchiude nelle parole: Dio, Fede, Anima, Sacrifizio, era stato cosí profanato dai mercatori del tempio, che il popolo, piú non reggendo agli sfrontati raggiri della ipocrisia, accettò fino il gelo dello scetticismo, e l'errore dell'ateismo, del materialismo, per porsi in sicuro da quelli. Allora il mondo parve diviso in due campi: nell'uno il passato, la tirannide e la credenza, almeno in apparenza; nell'altro la libertà, e il materialismo.
      Un doloroso errore ne avvenne, quello cioè che gli uomini i quali erano nati alle sublimi ispirazioni della fede, credendo che queste non potessero maritarsi se non se col partito di chi difendeva il tempio (il quale, benchè profanato, serbava pure l'immagine di Dio), si strinsero a questo partito: chiusero gli occhi a quanto accadeva, credendo il tutto empietà e peccato. Ma i tempi correvano; il progresso essenzialmente spirituale e religioso, come manifestazione della legge di Dio, che non era ricorso ad un principio radicalmente contrario alla propria indole se non se per l'impeto d'una momentanea reazione, tosto riprendeva il suo naturale carattere di aspirazione continua verso il bello, il buono, il vero, triplice manifestazione della divinità sulla terra. Da quel momento la fede religiosa era tornata cogli uomini del progresso, e a quei del passato non aveva lasciata che la sua vecchia veste.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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