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      Nel quarto verso della seconda strofa bisognerà far levare l'interrogativo, e fare che il senso finisca col verso. Io avrei potuto musicarli anche come stanno; ma allora la musica sarebbe diventata piú difficile, quindi meno popolare, e non avremmo ottenuto lo scopo.
      Possa quest'inno, fra la musica del cannone, essere presto cantato nelle pianure lombarde.
      Riceva un cordiale saluto di chi ha per Lei tutta la venerazione.
      Suo devotissimoG. VERDI"
     
      P. S. Se vi decidete stamparlo potete rivolgervi a Carlo Pozzi, Mendrisio, che è corrispondente di Ricordi.
     
      Che cosa dice, in sostanza, la lettera? "Vi mando l'inno musicato da me. Bisognerebbe variare alcuni versi. Io avrei potuto musicarli anche come stanno." Or dunque, come li ha musicati, il Maestro, nell'originale inviato al Mazzini? con mutamenti, mi par d'intendere, e fatti lí per lí, non volendoli imporre, mettendoli soltanto come indicazione, al Poeta, dei passi ove le varianti erano necessarie. Se questo non è, resta almeno che possa nascerne il dubbio. Comunque sia, furono poi fatte le varianti dal Poeta? Vediamo anzitutto le difficoltà di tempo e di luogo. La lettera del Verdi è del 18 Ottobre: avrà spesi i suoi quattro giorni, a dir poco, per andar da Parigi a Lugano. Avrà súbito avuto, il Mazzini, tempo e modo (modo soprattutto) di far pervenire in Genova al suo giovine amico la musica del Verdi? Tralascio che presso i Mameli non ne fu mai traccia, o ricordo, e parve novità quando si conobbe, dopo tant'anni, quella lettera del Verdi(190). Goffredo, intanto, partiva da Genova; coi bersaglieri Mantovani, sui primi di Novembre, per raggiungere Garibaldi a Ravenna.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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