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      In due o tre anni, balzate le classi, fu in rettorica: a lui i maestri singolarmente volgevansi, meravigliando l'acume e la potenza dell'intelletto. Il R. P. Muraglia, professore di rettorica, che qui nomino a cagion d'onore, teneramente l'amò e fu da lui dello stesso amore riamato.
      Chi è nato in Italia, è impossibile non abbia vivida fantasia, e chi questa possiede esaltata dalla bellezza del cielo e dei fasti della storia, è impossibile non divenga poeta. Goffredo il fu, né credo, a' dí nostri, nessun maggiore di lui. Ma poesia è vaniloquio ed insipido verseggiamento, se le sue inspirazioni non si derivano dall'imo dell'anima, infiammata dall'amor della patria. Era allora una tristizia di tempi; ma sotterraneo un fuoco già serpeggiava in tutta Europa, presto ad allargarsi; in vasto incendio alla prima occasione. Gli spiriti destinati a sollevarsi sul volgo degli uomini presentono sempre le vicende de' tempi, e questi anzi rivelano ed affrettano; perocché nel genio sia, non solo la scienza, ma la semenza del futuro. Goffredo profetava nelle sue poesie le vegnenti cose d'Italia, con tal fede, che Dio stesso pareva averle a lui comunicate.
      E a far piú profonda ed elegante la sua letteratura, ponea mano alla lingua greca, i cui primi elementi apparava dal cav. Spotorno di onoratissima memoria: quindi, desiderando di rassodar meglio la mente, affinché l'ordine logico non fosse da meno in essa dello slancio poetico, studiava le matematiche; e sembrerà forse non vero che io affermi com'egli riuscisse nelle severe discipline quanto nelle letterarie ed amene.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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