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      (96) AEN. L. IV. dal 584 al 590. In foglio separato.
      (97) In foglio separato.
      (98) In foglio separato. Nel quinto verso l'autografo reca "spupite", per uno di quei trascorsi di penna onde sono frequentissimi esempi nei manoscritti di Goffredo, specie nelle cose sue di primo getto. Mi persuade anche a leggere "stupite" il fatto notevole che nel terzo verso era scritto "Farà stupir le genti" mutato poi in "Farà ammirar le genti", certo per evitare una ripetizione di suoni.
      (99) In foglio separato.
      (100) Dalla penultima faccia d'un quaderno, contenente il secondo abbozzo, rimasto incompiuto del Paolo da Novi. Il professore a cui l'accocca Goffredo era certamente un classicista della scuola del Ranalli, il quale fu sentito dire dalla cattedra, nella università di Pisa, che quelli del Manzoni erano versi de colascione.
      (101) Dal quaderno del 1846: "Un po' di tutto".
      (102) Da un apografo, anzi da due, di questo scherzo d'adolescente, che si giustifica coll'essere stato improvvisato, su rime obbligate, in una riunione domestica.
      (103) Anche questa da due apografi dello stesso periodo.
      (104) Componimento di scuola, e avrebbe potuto andare in compagnia coll'altra cantica del Giovine Crociato, se alle tre paginette staccate dell'autografo si aggiungesse la quarta, recandoci il compimento di questo polimetro. Di certo era finito, e l'autore proponendosi di ritoccarlo (ne fan fede le croci segnate qua e là, una sbarra tirata sulle due prime ottave, con croce aggiunta di fianco, e un'altra sbarra, pure accompagnata di croce, sulla terza) disegnava di accoglierlo nella edizione cha aveva pensata dei suoi Versi.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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