Pagina (417/446)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      (114) Anche questa seconda scena è accompagnata tutta da un tratto di penna, colla stessa nota in margine: "Non si metta". Certo il Poeta voleva far sapere diversamente ciò che era avvenuto in casa di Paolo, parendogli che quel Secondo Carceriere ne sapesse troppo piú di ciò che poteva aver veduto direttamente e sentito.
      (115) Costruzione più chiara: "colle sue palme, frutto del mio sangue".
      (116) A questo verso, rimasto incompiuto, il Poeta ha premessa la croce, poi scrivendo questi altri:
      E crederò che Dio m'abbia rimessiI miei peccati.
      Ma anche a questi ha premessa la croce, condannandoli.
      (117) Qui e più sotto, in fine della scena, il Poeta ha scritto "Verrina". Meditava d'invertire le parti tra i due traditori di Paolo?
      (118) L'Autore voleva soggiungere la scena del supplizio, per dare a Paolo occasione d'una parlata al popolo. Ma anche senza ciò, la Tragedia può dirsi finita. Accennerò qui per non dimenticar nulla, che il Paolo da Novi è contenuto in un solo quaderno, di ventiquattro pagine scritte, e sei bianche. Sull'ultima di queste è un appunto, che accenna all'idea di qualche ritocco nell'Atto terzo. Eccolo:
      Atto 3°.
      Gast.
      Ma Paolo era un traditore.
      Pansa.
      Paolo era un traditore, è vero; ma per questoInnocente son io? Che vale illudere me
      stesso? Anche se non fosse stato un traditorel'avrei tradito (119) Secondo abbozzo, incompiuto.
      (120) Vedi, per questo nome, il Proemio, a p. 22, in fondo. [Cap II penultimo paragrafo del Proemio - Nota per l'edizione elettronica Manuzio]


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





Poeta Paolo Secondo Carceriere Costruzione Poeta Dio Poeta Paolo L'Autore Paolo Tragedia Paolo Novi Atto Paolo Vedi Proemio Cap II Proemio Manuzio