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      Ma già tanto era prostrato di mente, che non poté neanche soggiungere un pensiero alla Nina (la diletta sorella Angiolina) che nelle altre lettere di lui alla famiglia era sempre ricordata. Frattanto, in casa Mameli, questa pietosa affermazione del meglio giungeva parecchi giorni dopo avvenuta la morte.
      Appunto due giorni dopo il doloroso evento, s'illudeva ancora il padre di Goffredo, e buone notizie mandava alla moglie. Riferisco la lettera sua:
     
      Livorno, li 8 Luglio 1849.
      CarissimaGiunti qui alle 6 del mattino, poco dopo giunse da Civitavecchia il Lombardo. Ho mandato immediatamente il canotto per procacciarmi notizie del nostro caro Goffredo. I passeggieri di quel bastimento tutti ad una voce risposero: sta molto meglio. Di tanto mi fo premura di ragguagliarti, per tua tranquillità.
      Partiremo a tre ore. Tosto giunto a Roma ti scriverò. Abbraccia i figli tutti, saluta gli amici.
      Il tuo aff.moGIORGIO.
      P. S. Fa sapere a Piana che ho fatto rimettere la lettera a Tocco per la prima cosa
      .
     
      Alla Sig.a Marchesa
      ADELE ZOAGLI-MAMELIGENOVA.
      (189) Non senza rilevare che il casato Mameli v'e aggiunto in margine , essendo stato tralasciato nel testo, dov'io l'ho rimesso al debito posto; che un Zuagli per Zoagli, due Manelli per Mannelli, e un conte per comite sono evidenti trascorsi di penna. Quanto al de nostra dell'ultima linea, penso che sottintenda la voce curia o paroecia, o parochia che si voglia dire.
      (190) E se poi la lettera del Verdi non fosse neppur giunta al Mazzini? L'originale di essa, a buon conto, si conserva come una preziosa reliquia presso i signori Ricordi.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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