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      In quor. fid. etc. Dalum Romae die 18 mensis octobris anni 1870.
      D. BOLOGNESI. Vice Parochus.
      (194) L'amico e compagno d'armi di Goffredo Mameli si doleva a ragione, non avendo ricevuto risposta. Andò certamente smarrita la lettera, ricordando io che fu scritta; un po' tardi, per altro, a cagione della incertezza in cui rimase lungamente la famiglia dei Mameli; desiderando molti (ed io tra questi) che la salma del Tirteo italiano fosse condotta alla sua terra natale; instando molti altri perché restasse alla gran madre Roma, per cui egli aveva incontrata la morte. Vinsero questi ultimi; e allora fu scritto all'egregio cittadino, i cui nobili uffici non rimasero adunque senza le debite azioni di grazie. Ma la lettera andò certamente smarrita.
      (195) Quel giorno, Nino Bixio, giacente al Quirinale per la ferita aperta, scriveva nel diario del suo taccuino rosso:
      Alle sette e mezzo antimeridiane del 6 luglio 1849, spirava in Roma all'ospedale della Trinità dei Pellegrini, la grande anima di Goffredo Mameli
      .
      (196) Del volto di Goffredo estinto fu anche levata la maschera; l'impronta, coronata del lauro poetico, e collocata in cornice di bardiglio, fu mandata in dono alla famiglia Mameli. Dolente di non conoscere il nome dell'artista che ebbe il gentile pensiero, reco qui contro la fototipia dell'opera sua. Anche questa maschera laureata, come il teschio di Goffredo egregiamente imitato in iscagliuola nel 1870 dopo che fu esumata la salma nel sotterraneo delle Stimmate, andrà al Municipio di Genova, insieme cogli autografi del Poeta, e tutte le altre carte domestiche adoperate nella presente edizione.


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Scritti editi ed inediti
di Goffredo Mameli
Tipogr. Istituto Sordomuti
1902 pagine 446

   





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