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      Vedremo in seguito se ciò é possibile; per ora ci accontenteremo di constatare come quest'ammissione di una realtà materiale al di fuori dell'atto conoscitivo sia la prima dottrina affacciatasi nella Storia della Filosofia con Talete, Anassimene ed Anassimandro, e che ha preso il nome d' "ilozoismo" che è una forma di "empirismo dogmatico".
      Dopo ciò non ci pare che meritiamo l'accusa di severità se ci permettiamo di paragonare questi nostri ipotetici contraddittori che, per provare l'inesistenza della Filosofia, ricorrono ad argomenti che son propri di determinati atteggiamenti del pensiero, cioè di determinati sistemi filosofici, a quel libero pensatore che, dovendo scrivere un'opera contro le superstizioni, non voleva cominciarla di venerdì!
     
     
     
     
      Coerenza e concretezza della Filosofia
     
      Nel precedente capitolo il nostro buon lettore avrà notato una certa insistenza da parte nostra ad accompagnare i termini contraddittorietà ed astrattezza (nel senso di nebulosità) cogli aggettivi pretesa e cosiddetta e, notando tale insistenza, avrà certo pensato che un siffatto accompagnamento non ha potuto avere per noi un valore semplicemente casuale.
      Infitti noi, servendoci dei termini contraddittorietà e nebulosità, l'abbiamo fatto per pura necessità polemica, per dimostrare cioè che se essi fossero sufficienti a provare la inesistenza o la inutilità di alcuna cosa, la Filosofia non sarebbe condannata da sola, anzi sarebbe l'unica branca del Sapere (se pure essa è una branca e non lo stesso Sapere) a salvarsi, trovando la sua ragion d'essere anche in quelle negazioni.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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