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      Analogamente può dirsi della cosiddetta astrattezza o nebulosità della Filosofia in quanto, identificata la Filosofia con l'attività del pensiero, cioè col pensiero che pensa o, meglio e più semplicemente, col pensiero, la Filosofia non può essere astratta se non a patto che sia astratto anche il pensiero.
      Ora ciò può esser vero solo da un punto di vista strettamente lessicale perché, senza alcun dubbio, il pensiero non è qualche cosa che possa cadere sotto uno qualsiasi dei nostri cinque sensi; ma dal punto di vista logico non può essere così perché, se consideriamo il pensiero come un astratto logico, noi dovremmo potere opporgli un logico concreto. Se non che noi questo concreto non potremo opporlo che pensando, e sarebbe quindi sempre il pensiero ad opporre un concreto all'astratto. Né in questo caso può giovare il sussidio della grammatica per cui è concreto ciò che cade sotto i nostri sensi ed astratto ciò che non risponde a detta esigenza - perché in tal modo dovremmo ammettere che le nostre conoscenze concrete sono quelle che si acquistano per mezzo del sensi, cioè che siano concrete le sole sensazioni ed astratte le conoscenze che siano postume elaborazioni del pensiero. Ma ciò è inammissibile perché possono cadere sotto i nostri sensi i sensi stessi che sarebbero perciò concreti, ma non le sensazioni che, essendo pur esse pensiero, sarebbero astratte - ed allora nessuna conoscenza sarebbe concreta, ma sarebbero al contrario astratte tutte le conoscenze.
      In ogni modo, ad esuberantiam e per fare ancora un'altra concessione ai nostri ipotetici contraddittori, proviamoci anche noi ad opporre al pensiero la sensazione per vedere se possiamo giungere alla stessa conclusione.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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