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      È naturale che all'uomo la prima verità che si presenti è quella che gli offrono i sensi senza che egli si avveda di questa sua attività sensoriale, per cui egli s'illude di essere una cosa tra le altre cose della Natura, e non è meno naturale che egli creda ciecamente in questa verità che gli pare si presenti dal di fuori senza che egli vi metta nulla del suo che darebbe un carattere subbiettivo, cioè personale, alla sua conoscenza, la quale invece non può avere valore assoluto se non è obbiettiva, cioè comune a tutti gli esseri, universale. Siamo al momento dogmatico, al momento cioè in cui il pensiero accetta senza sottoporla ad alcuna critica la realtà che crede gli si presenti dal di fuori.
      Però ben presto questo dogmatismo viene scosso quando diversi uomini empirici od anche lo stesso uomo empirico, in diverse condizioni di tempo e di luogo, vedranno presentarsi quella medesima realtà sotto vari aspetti, ed allora essi penseranno che un solo oggetto sia tanti oggetti quanti sono gli individui che ne imprendono lo studio: con questo si arriva alla negazione di ogni valore assoluto alla conoscenza, cioè alla affermazione della relatività della conoscenza - ed è questo il momento scettico.
      Ma il pensiero non può fermarsi qui perché lo scetticismo o, per essere più esatti, la scepsi, cioè il dubbio, concludendo per la relatività della conoscenza, demolisce la conoscenza stessa, privandola di ogni criterio di certezza, cioè di ogni valore universale. A ciò si ribella lo stesso senso comune perché, contro l'affermazione che ogni uomo ha un suo modo particolare d'intendere la realtà per cui vi sarebbero tante realtà quanti individui, sta il fatto che tutti gli uomini riescono almeno in qualche modo ad intendersi, ed allora il pensiero cerca di spiegarsi il perché noi, pur pensandola diversamente, riusciamo ad intenderci e quindi sottopone alla propria critica la realtà per distinguere ciò che apparisce ai singoli e che quindi varia da individuo ad individuo, e che i filosofi chiamano empirico o fenomenico, da ciò che invece è uguale per tutti, cioè universale, razionale, noumenico.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





Natura