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      È forse su questo punto invece che i filosofi ufficiali, i quali hanno naturalmente interesse di difendere il loro potere oligarchico, si fermano per mantenere la loro distinzione dogmatica: infatti, secondo questi, i vulgares avrebbero la pretesa di possedere il Sapere per il fatto di possedere le nozioni e quindi lo confonderebbero con esse; ma un'obbiezione di tal genere ci richiamerebbe a quanto abbiamo detto prima per il fatto che questa antifilosofica pretesa - più che dei mediocri - è prerogativa dei filosofi ufficiali, almeno dagli astri di seconda grandezza in poi, sempre che noi li riguardiamo nella loro attività teoretica e pratica, laddove l'Uomo universalmente considerato non può essere e non è che filosofo.
      Nella nostra modesta argomentazione non abbiamo inteso scostarci dal metodo da noi prediletto che abbiamo appreso da Socrate, dal Maestro cioè che non aspettò di essere in auge nella vita politica di Atene per avere una Scuola e che ha ancora dei discepoli, pur non avendo cattedre da offrir loro: così noi, in luogo di partir da proposizioni di profondi pensatori viventi per girarvi intorno e giunger così all'onore di rappresentare ufficialmente la Filosofia, abbiamo preferito partire dalle asserzioni più mediocri per giungere a delle conclusioni filosofiche; abbiamo cioè preferito giungere a quelle profonde proposizioni, rifacendo per conto nostro e con mentalità nostra, il processo attraverso cui quei pensatori arrivarono a quelle conclusioni. Così, bene o male, siamo giunti alla identificazione di Filosofia ed Umanità. Per altre vie, per altri porti Giovanni Gentile, che è indubbiamente uno dei più forti pensatori contemporanei, giunge alla stessa conclusione.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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