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      L'opera d'Arte è in altri termini reale in quanto è il prodotto di uno stato d'animo reale; è obbiettiva in quanto questo stato d'animo viene esteriorizzato sulla pagina scritta, sulla tela, sul marmo, nelle note musicali.
      V'ha dunque un momento storico dogmatico nell'Arte che è costituito dall'entusiasmo, e che risponde perfettamente, nell'atto del pensiero, al momento dogmatico della Filosofia in quanto anche in questo campo, come abbiam visto, l'adaequatio intellectus et rei è solamente apparente e non reale.
     
      Così diciamo del dolore che rappresenta il momento scettico nell'Arte in quanto nel dolore è la sintesi della irraggiungibilità di una meta: ora, benché il dolore nell'Arte soglia esteriorizzarsi nel lirismo, in realtà la sua vera esteriorizzazione avviene nella satira che è la rappresentazione della insoddisfazione dello spirito dell'artista. Giustamente oggi, per es., in mezzo alle panzane che la critica ha detto intorno al Leopardi, condannandolo all'incomprensione anche dopo morto, vi è qualche critico serio che parla di ironia leopardiana in quanto lo scetticismo artistico non può esprimersi che nell'ironia dissolvente e negatrice.
      Ma, se noi guardiamo a fondo questi due momenti storici dell'attività fantastica, il dogmatico, caratterizzato dall'entusiasmo ed espresso soprattutto (ma non unicamente) dall'epica, e quello scettico caratterizzato dal dolore ed espresso soprattutto (ma non unicamente) dalla satira, non possiamo fare a meno di riconoscere che i due momenti si integrano e che non possiamo avere entusiasmo senza dolore, né dolore senza entusiasmo, non possiamo avere epica che non sia satira, né satira che non sia epica (ed è appunto ciò che c'induce a negare il valore classificazionista alla distinzione dei generi letterari). Infatti entusiasmo e dolore non sono termini antitetici, anzi essi hanno come elemento in comune l'opposizione della indifferenza, in quanto l'entusiasmo comprende e giustifica il dolore per il fatto che esso ha luogo solo in quanto alcune condizioni immanenti all'attività fantastica dell'artista ai sono verificate, ma presuppone necessariamente che queste condizioni potevano non verificarsi e che, non verificandosi, avrebbero dato luogo al dolore; così il dolore ha luogo in quanto non si sono realizzate alcune circostanze di cui l'artista è fervidamente entusiasta.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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