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      E, posta così la questione, l'antitesi si risolverebbe a vantaggio della Filosofia e contro la Scienza - allorché si affermasse, per es., che la scoperta della dinamite da parte di Nobel è utile come prodotto dell'attività del pensiero, che mira a superare gli ostacoli che si frappongono all'attività pratica dell'uomo, cioè é utile come Filosofia ma è dannosa come Scienza in quanto agli uomini é servita come strumento di distruzione; oppure che la conquista dell'aria da parte dell'Uomo, mentre prova l'attività costante del pensiero, che non conosce ostacoli alla propria espansione, prova d'altro canto che la Scienza è l'elemento più pericoloso ai danni dell'Umanità.
     
      Ma noi possiamo anche far generosamente grazia ai nostri ipotetici contraddittori di simili argomentazioni di natura empirica, i quali si rassomigliano ai dilemmi della filosofia aristotelica che si potevano sempre rovesciare e conducevano al risultato sofistico di provar vera una tesi e la sua antitesi; e veniamo ad un'argomentazione più seria:
      Ammesso l'impossibile di una incompatibilità, anzi di un'antitesi fra Filosofia o Scienza - basata sopra uno dei criteri di cui ci siano già sbarazzati o sopra un altro qualsiasi criterio - possono darsi due casi, e cioè che l'antitesi sia considerata come presupposta al pensiero oppure che essa sia considerata come attività del pensiero che la produce. Nel secondo caso l'antitesi distruggerebbe se stessa come quella fra Filosofia e Religione e tra Filosofia ed Arte, perché essa, risolvendosi nel pensiero, non sarebbe nulla di diverso dal pensiero; nel primo caso essa, non essendo posta, ma presupposta dal pensiero, arriverebbe ad una conclusione che certo non poteva essere nelle intenzioni degli assertori, e cioè all'affermazione di un dogmatismo scientifico opposto ad un criticismo filosofico.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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