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      Ora da quanto abbiamo detto in precedenza è ovvio che nessuna antitesi può essere trascendente, cioè superiore al pensiero umano, poiché le antitesi sono io quanto il pensiero umano le pone, cioè immanenti al pensiero stesso. Da questa immanenza delle antitesi noi possiamo pertanto arguire, con lo Hegel, che esse - non essendo al di sopra del pensiero umano e quindi delle due categorie principali del pensiero, lo spazio ed il tempo - sono nello spazio e nel tempo, cioè il loro valore non è universale e perpetuo, ma semplicemente storico. Le antitesi sono dunque nel pensiero, cioè nella Storia, ma non sono il Pensiero e la Storia e perciò possono dal pensiero in quanto storia essere risolute in una superiore sintesi.
      In tal guisa siamo tornati ai momenti storici dell'attività del pensiero che per lo Hegel sono tre: tesi, antitesi, sintesi; ma se noi consideriamo che alla tesi corrisponde quello che abbiamo chiamato momento dogmatico, all'antitesi quello che abbiamo chiamato momento scettico ed alla sintesi quel che abbiamo chiamato momento conclusivo o idealista - si vedrà subito dalla dottrina hegeliana saltar fuori il momento critico che sarebbe costituito dal processo per cui, attraverso la tesi e l'antitesi, si perviene alla sintesi.
     
      Se e coì, è fuor di dubbio che anche le due antitesi fra Scienza e Religione, fra Scienza ed Arte possano essere risolute in una superiore sintesi attraverso un processo del pensiero, e questa sintesi non può essere che l'atto del pensiero che supera le antitesi.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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