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      Ciò provato, ci pare perfettamente inutile insistere sulla terza questione, sull'antitesi cioè tra la Filosofia e l'Economia, che cade, cedendo il luogo alla identificazione, allorché si è dimostrato che la forma puramente speculativa e la forma economica dell'attività del pensiero umano non son nulla di diverso e di distinto, ma sono la stessa cosa..
      Ora, tornando alle correnti empiriche dell'Economia, vi è ancora un'altra cosa da notare, e cioè che esse, prescindendo dall'unica attività umana che, come abbiam visto, collega e coordina le sue forme, finiscono col prescindere anche dalla stessa forma economica dell'attività medesima. Già si è visto che esse partono necessariamente da una premessa presupposta all'attività e non posta da essa, cioè da una premessa non dimostrata e non dimostrabile. Lo stesso avviene di tutte le leggi economiche che noi consideriamo empiricamente cioè presupposte all'unica attività di cui parlammo o, meglio ancora, che consideriamo come pensato.
      Si suole, per esempio, definire l'Economia come la Scienza che insegna a raggiungere il massimo risultato, impiegando il minimo mezzo, ma l'accettazione di una definizione siffatta implicherebbe l'accettazione delle seguenti condizioni: a) che l'Economia sia una Scienza fra le Scienze; b) che in essa non si studi altro che i rapporti fra i risultati raggiunti ed i mezzi impiegati per raggiungerli; c) che questi rapporti siano costanti in tutti i tempi ed in tutti i luoghi; d) che lo studio di questi rapporti sia estraneo a tutte le altre Scienze e quindi sia il carattere distintivo, il carattere cioè che definisce l'Economia.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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