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      Vediamo se queste condizioni sono accettabili. In primo luogo l'Economia è Scienza in quanto - come si è veduto - presuppone nel suo determinarsi l'intervento della forma scientifica dell'attività umana: ciò è indubitato ed indubitabile pel fatto che tanto la produzione quanto il consumo quanto ancora il rapporto tra produzione e consumo sono regolati scientificamente, cioè con l'applicazione della Scienza in tutte le sue branche. È ovvio, anche a guardar le cose empiricamente, che l'invenzione di una nuova macchina, mentre da un lato è creazione di ricchezza, dall'altro accresce innegabilmente il fenomeno della disoccupazione, al cui male non può rimediarsi se non coll'adozione di altri criteri scientifici; è anche ovvio che l'applicazione di criteri scientifici alle forme della produzione, specie a quella agricola ed a quella industriale, ha trasformato l'Economia mondiale, sostituendo al feudalesimo ed al corporativismo medioevale il capitalismo agrario ed industriale. Ma se noi guardiamo da questo punto di vista l'aspetto scientifico dell'Economia, dovremo concludere che tutto sia Scienza in quanto tutto presuppone nel suo determinarsi l'intervento della forma scientifica dell'attività, e non sarebbe esclusa neanche l'Arte cui la Scienza allestisce l'inchiostro, la carta, i suoni o i marmi che sono i mezzi della sua determinazione.
      Quello che invece qui si contesta è che l'Economia sia una scienza, come volgarmente s'intende - cioè nel significato empirico della parola - cioè nella sua organizzazione: per poter affermare ciò bisognerebbe partire da un altro presupposto indimostrato ed indimostrabile, e cioè che le leggi in cui l'Economia si organizza siano qualche cosa di superiore all'attività volitiva ed intellettiva dell'uomo, ed invece quelle leggi sono create dalla medesima attività, non solo nel senso dell'enunciazione, vale a dire nel senso che l'uomo l'ha ricavate dalla realtà esterna, ma anche, e soprattutto, nel senso che l'uomo, con la sua attività, ha determinato quelle condizioni di vita da cui poi ha ricavate le leggi.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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