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      E non si può distinguere perché, ripetiamo, distinguere è, prima di tutto, delimitare il campo e definire i distinti e, per quel che sappiamo, mai fu delimitato il campo dell'attività fisica e dell'attività intellettuale perché nessuno mai é venuto, né verrà a dirci dove l'una finisca e dove l'altra cominci, né mai dell'una o dell'altra attività è stata data una definizione che non si risolva in una proposizione tautologica, colla ripetizione nel predicato dei termini già impliciti o espliciti nel soggetto.
      Ma se non si può delimitare razionalmente, cioè con criteri rigorosamente logici, il campo dell'attività fisica e dell'attività intellettuale in modo da tracciarne definitivamente e con la massima precisione quelli che si chiamano confini - dev'esserci una causa di questa impossibilità, una causa cui noi dobbiamo risalire per poterci spiegare l'effetto.
      Se, poniamo l'ipotesi, dobbiamo intendere per attività fisica l'attività del nostro corpo, che si esplica nei suoi movimenti, e questa attività deve essere intesa indipendentemente dall'attività unica determinatrice e coordinatrice del pensiero, noi dovremo logicamente concludere che l'attività puramente fisica si riduce ai movimenti inconsci del nostro corpo, cioè ai movimenti caotici e disordinati di esso: ora un tal genere di attività (se attività può chiamarsi) è indubbiamente qualche cosa di estraneo allo Studio, ma non è nemmeno la Ginnastica, sia perché questa, per esser tale, deve concretizzarsi storicamente in determinate manifestazioni (moto, ciclismo, scherma, nuoto ecc.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





Studio Ginnastica