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      Infatti quelle correnti non si formano negli altri campi determinati del sapere, ma ai margini appunto dell'attività del pensiero, nel seno stesso dei movimenti filosofici originari, per opera degli astri di seconda grandezza della Filosofia ufficiale: se ne incolpa oggi ingiustamente il positivismo, perché è oggi di moda non approfondire questo movimento, non riviverlo e considerarlo come pensato, ma in realtà nessun movimento nella Storia della Filosofia ne è stato immune, neanche l'attualismo.
     
      Ora, ricondotte le correnti empiriche all'attività originaria del Pensiero, nella Filosofia, ne risulteranno le seguenti conseguenze: l'attività del pensiero, scissa nelle sue forme derivate, perde il suo carattere di originarietà che passa alle forme le quali diventano - come abbiamo detto -attività autonome, distinte e definite, essa viene perciò annullata; questo annullamento riguarda soltanto l'attività del pensiero come tale, cioè come originaria, ma - poiché non si può negare che il pensiero esista e che pensi - essa diviene attività autonoma, distinta e definita come tutte le altre; cessando di essere attività originaria e divenendo attività autonoma, cessa al tempo stesso di essere il presupposto di qualsiasi studio per divenire l'oggetto di uno studio determinato, che è appunto la Filosofia.
      Siamo, come ognun vede, tornati al punto di partenza perché la Filosofia come attività autonoma è la giustificazione di tutte le antitesi e di tutte le negazioni di cui ci siamo sbarazzati, e la sua autonomia è la conseguenza delle distinzioni presupposte ed è a sua volta la causa della limitazione del suo campo di attività.


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La Ragione d'essere della Filosofia
di Giuseppe Mannarino
Tipogr. Abramo Catanzaro
1931 pagine 111

   





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