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      Creduta veniva inoltre l'opinione che in Aristotile si legge che non si desse maschio e femmina di tutti gli animali; non essendo ancor giunta a illuminare le folte tenebre del mondo la luce della Sacra Istoria della Genesi; la quale chiarissimamente ricorda, avere l'Altissimo ordinato a Noè, che di tutti gli animali mondi, ed immondi, e de' volatili, e di tutto ciò, che sopra la terra si muove, il maschio e la femmina nell'Arca inchiudesse. Perlocchè delle Tigri fino al tempo d'Antonino Imperadore correva fama che non vi avesse altro che la femmina, la quale di vento concepisse, di che poi fa menzione ancor Claudiano. Per la qual cosa il greco Oppiano, della Caccia cantando, giusta la versione del celebratissimo Anton Maria Salvini, non ammette quella favolosa voce nata dal non vedersi gran fatto il maschio, perchè fugge più paurosamente che la femmina la vista de' cacciatori: ed eccone le sue parole:
      ....... Quello certo è, vana fama,
      Che tutta questa razza siaFemmina, nè con maschio mai si giaccia:
      Che spesso vedrai il florido, leggiadroMarito: nol vedrai così di lieve,
      Che lassando i suoi figli, a corsa fuggeQuando vedrà i Cacciatori, ec..
      Ed in fatti il doppio nome delle Tigri, non cominciò, ch'io sappia, se non, nelle lingue volgari, che vale a dire da certo tempo di mezzo in qua, e de' primi, che io abbia osservato porlo in corso, e adoprarlo liberamente maschio e femmina, è il volgarizzatore di Brunetto Latini, la cui versione, fatta, si dice, da Bono Giamboni, traduce il Tigro; e sì Dante da Maiano, che scrisse Tigra.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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