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      Nè disconviene, per mio avviso, che si noti in questo luogo che quei nomi, che nel plurale hanno la terminazione in A, quali sono Uova, Miglia, Agora, ec., discostandosi dal latino, in questo istesso numero del più son di genere femminino, avvegnachè in masculino abbiano il singolare; e tanto dir si vuole di quegli che, finendo nel singolare in O maschile, la terminazione del più l'hanno in E, come gli antichi Guagnelo, Guagnele, Giubbetto, Giubbette.
      Facendo poscia passaggio al caso, noi altra partizione in nostra lingua non faremo giammai che col distinguerlo in retto ed in obliquo, per cagione del variar che vi fanno i pronomi; come verbigrazia dicendosi Egli, ed Ella nel caso retto; negli obliqui, Lui, e Lei: lo che fia altra volta materia di più lungo, e cauto ragionamento.
      Si dice Io, e Tu, nel primo caso, Me, e Te, diciamo negli altri. Sopra che mi giova di riflettere che nel primo secolo della favella quel gerundio, per cui noi diciamo adesso Sperando io, andando io, lo facevano così: Sperando me, Andando me, quasi Me sperante, Me andante, Me veggente. Or, tornando alle differenze dal retto all'obliquo, chi si dà a credere, come pur vi è taluno, che Iddio si dea dire nel primo caso, ed all'incontro negli altri Dio, vanamente fantastica, e s'inganna.
      Appartiene in qualche modo al caso il rammentare qui, che non rade volte i nostri Casati dal secondo caso de' Latini son derivati; e sebbene sembra cosa per sè stessa notissima, bisogna pure che qualcheduno non ben la sappia; e son quelli, per mio avviso, che ogni nome di padre lo fanno un Casato.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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