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      Talor, qualor, quinci, sovente, e guari,
      Rifate il ponte co' vostri danari.
      La qual cosa mi fa sovvenire di quel nostro modo di dire Mettere in quinci, e in quindi, per favellare leccato, e tenere altrui a bada con le ricercate parole.
      Nè con minor cura dobbiamo guardarci da certi avverbi, che sanno del forestiero anzi che no. Un di questi mi sovviene essere quel Cosicchè, il quale quanto (per quel che a me sembra) è destituto, e privo di esempi di toscani autori, altrettanto viene usato da alcune forestiere nazioni. Adoprisi pertanto in sua vece Talmentechè, o simil altro, che sia più nostro.
      Passando ora ad altri avverbi, si legge nel Bembo: Sono Unqua, e Mai, quello stesso, le quali non negano, se non si dà loro la particella acconcia a ciò fare. E Gio. Batista Strozzi così a suo tempo lasciò scritto: "Quistionossi in Firenze agli anni passati sopra il Mai; sentenziossi che e' potesse negare senza il Non, sì per l'uso comune in parlando, sì perchè nel Boccaccio ne trovarono esempio. A me ne sovvengono questi. Nella Novella della figliuola del Soldano: Affermando, sè aver seco proposto, che mai di lei, se non il suo marito, goderebbe. Nella stessa Novella dice: Priegoti l'adoperi; se no 'l vedi, ti priego, che mai ad alcuna persona dichi d'avermi veduta." Essendomi però pervenuta o questa, di cui ragiona lo Strozzi, o altra simil sentenza alle mani, la quale peravventura dover riuscire crederei cosa rara e peregrina, quantunque venisse allora in un foglio di per sè stampata; perciò mi farò lecito di qui distesamente riferirla, tuttochè in lungo alquanto tragga il ragionamento:


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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