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      E nell'indice delle cose più notabili perentro alle annotazioni divisate fu scritto, che Mai semplice non niega. Ed invero non sembra che si possa più giustamente spiegare del Mai il Vero valore, che coll'assegnarli per compagno l'unquam de' Latini.
      Ma se del Mai, e dell'Unqua si concluderà, che senza qualche particella negativa non possano d'ordinario far negazione, io veggio aver preso un equivoco il Bembo sopra la consimile voce Unquanco, dicendo, che essa con la particella che niega si pon sempre. Ma è possibile che un tant'uomo non avesse osservato quel luogo notissimo del Petrarca:
      . . . . Quanto dolcezza unquancoFu in cor d'avventurosi amanti accolta;
      o quell'altro del Sonetto 192:
      L'adornar sì, ch'al Ciel n'andò l'odore,
      Qual non so già se d'altre frondi unquanco?
      Di un altro simile esempio di fra Giordano, è credibile che il Bembo non ne fosse inteso, imperciocchè il libro delle costui Prediche sembra scoperto alquanto dopo al suo tempo. Ma è possibile che egli non fosse persuaso di quel che per altro è certissimo, cioè a dire, che l'Unquanco, e l'Unquanche ci rappresentano anch'essi tale quale il latino unquam? Io pero voglio credere che ciò gli uscisse dalla penna per equivoco, e che il suo sentimento fosse, non che l'Unquanco si pone sempre con la particella che niega, ma che si pone con essa semprechè si vuol che neghi.
      Prima però di uscire da questo Unquanco, giovami palesare che a' tempi del Varchi correr dovea sopra di esso un error popolare circa al suo significato, posciachè nel Frammento, che esiste nella celebre libreria Strozziana, della Grammatica MS. di esso Varchi, egli lasciò scritto che taluni errano nella significazione benespesso, come molti di forestieri, i quali credono che questo avverbio Unquanco, composto d'Unqua, e Anco, cioè Mai, Ancora, non vaglia altro che Un pochetto.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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