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      Ed il Varchi, che una volta sola, per bizzarria volle adoprare maniera sì strana, fece primo col leggitore sua scusa. Benedetto Menzini, nel suo Trattato della Costruzione Irregolare, tenendo per fermo, secondo il suo sistema, che Meglio, Peggio, Suso, e somiglianti non sieno avverbi, ma bensì, nel modo ch'ei dice, generi neutri avverbialmente posti, afferma (ciò che fa per noi) che mal fanno coloro, che per un qualche testo, che essi abbian trovato in qualche non illaudevole scrittore, essi ancora fannosi lecito il dire Santa, e Piamente, Forte, e Tenacemente, un facendone nome, e l'altro avverbio. Non manca mica modo per evitar la replica quando sembri spiacevole, di cangiare due avverbi in una dizione avverbiale, di cui l'orecchio, eziandio il più purgato, non si abbia a risentire.
      Delle frasi poi avverbiali ne abbiamo certamente infinite, e per lo più spiegantissime, contuttochè d'alcune, o la derivazione o il significato sia alquanto controverso. Una di esse è quella A cald'occhi, la quale, congiunta col verbo Piagnere, alcuni tengono che dir voglia Pianger tanto, che gli occhi in certa guisa si consumino, cioè a calo d'occhi; ed altri, per lo contrario, son di parere che vaglia Piagnere sì, che gli occhi si riscaldino, o, come in latino si direbbe, lacrimas calidas fondere. Certa cosa è però che quest'ultima significazione, e non l'altra, venne a favorire Anton Maria Salvini, appellato meritamente il maestro di coloro che sanno, conciossiachè a cald'occhi egli scrisse nel tomo secondo a carte 406 de' suoi Discorsi Accademici.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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