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      Mi ricorda d'avere una volta veduto scritture ben dotte; a legger le quali per questa simil mancanza non sofferiva quasi l'animo a chicchessia. Nè sarà qui di noi chi non sappia, come più fiate suscitati si sono litigi fierissimi, e di considerabil rilievo per la sola cagione di qualche scrittura stipulata con ortografia stravagante. Il chiarissimo Salvini, della puntatura parlando, lasciò scritto, esser ella cosa necessaria per la maniera del buono e retto scrivere, che se non è ben segnato ai suoi luoghi, dà indizio di supina negligenza, e di mente avviluppata e confusa, o almeno mal curante l'altrui intelligenza, ed ancora scortese, potendo l'uomo con un piccolochè d'attenzione dare un forte lume a chi legge. Perlochè è stata cura di diversi il favellare delle giovevolissime regole d'ortografia, più o meno diffusamente, a proporzione della maggiore o minore opportunità che avevano; intra i quali, per rammentarne alcun de' più moderni, oltre al soprallodato Salvini, ne fe' un piccolissimo trattato una dotta, fiorentina penna; ed uno de' bei lumi, che illustrano il Seminario, e l'Università di Padova, pensò a contribuire a beneficio di quella gioventù, per mezzo d'un ben aggiustato volume, col titolo d'Ortografìa Moderna Italiana, in un catalogo di voci, la notizia distinta de' loro materiali elementi. Ma venendo allo scopo della presente Lezione, suole alcuna volta la maestrevol mano del pittore, lasciare consigliatamente il pennello, e al matitatoio, per dir così, dar di piglio; suole il buon musico il cimbalo abbandonare, per fare alla cartella ricorso.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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