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      Pur a noi converrà vincer la punga;
      cioè, che questa voce sia in grazia della rima; dalla cui necessità certamente non furon mossi il Boccaccio, e i due Villani, che l'adoperarono anch'essi. Accortisi adunque gli scrittori dopo alcun tempo che di due N, una innanzi al G, e l'altra dopo, l'una era soverchia, presero, secondo ch'io stimo, espediente di ridurle a una sola, e chi perciò levolla innanzi, e fece dir Piagnere, e chi dopo la tolse, e ne nacque Piangere. Se pur non volessimo supporre piuttosto, come è più verisimile che i leggitori fossero stati, che non potendo agevolmente pronunziare quelle due N, ciascuno a suo senno ne cominciasse a pronunciare una sola nel luogo che più gli aggradava. Del secondo poi, cioè dell'L, avanti e dopo al G, ne abbiamo similmente esempli nelle scritture, una delle quali indelebile, e sotto gli occhi d'ognuno, è quell'inscrizione in via della Fogna di questa nostra città, ove, trattandosi del gran giubbileo dell'anno santo 1300, si soggiugne che ANDOVVI VGHOLINO, ch'era qui nostro ufficiale, E LA MOLGLE. Anche in simili voci si accorsero che tre consonanti eran troppe, e perciò chi levò il G dallo scritto, e rimase Mollie, Elli, e sì fatte, che pur frequentemente si trovano con due LL, e chi, più dirittamente operando, tolse via l'L innanzi e cominciò a scrivere come oggi si costuma. La voce Moglie poc'anzi mentovata mi fa ricordare che Glie, e Gli non suonan mai così, se non vi si pone la lettera I, a nulla servendo in quella vece l'apostrofo; il quale allora soltanto si soffre in vece dell'I, quando ne segue parola per I cominciante, come sarebbe Gl'iniqui.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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