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      Di costoro si fece beffe il Firenzuola, dicendo con Quintiliano, ch'egli è molto inetta cosa il porre alcun segno alle sillabe, o lunghe o brevi, conciossiachè per natura de i versi, per materno costume, e per virtù dall'orecchio ben si sa come s'abbiano da pronunziare.
      Altri vi fu eziandio che, non convenendo nell'opinione altrui, circa alcuna particolar nostra voce, coll'accento acuto contrassegnolla; come fu Vincenzio Martelli, che in vece di Carattere, Carattére alla latina andò coll'ac-cento scrivendo.
      Quanto alle Parentesi, son queste due linee curve frapposte ad interrompere, nel mezzo di un discorso, qualche concetto di poche parole, dal rimanente del parlare staccato in modo, che l'antecedente col susseguente star può senza di esso. I Vocativi sarebbero di simil fatta, ma per la loro brevità tra due virgole, qual tra minori ceppi, in vece della parentesi si vanno strignendo.
      Quanto poi all'interpunzione convien sapere, che nel principio della nostra favella niuna maniera di puntare era, e non poco perseverò l'uso di così adoperare, anzi fino a tanto che da alcuno il punto fermo tra parola e parola dalla latina ortografia alla nostra si chiamò. Avevano il punto i Latini, siccome voi ben sapete, e distinguevano in tre spezie. Il punto minimo, a dinotare la minor pausa, si segnava al piè della lettera, il punto mezzano, che oggi ritiene il nome di mezzo punto, e co' due punti si scambia, si stava alla metà della lettera stessa, per significare la pausa mezzana; ed il punto massimo, da noi detto ora punto fermo, si poneva da loro da capo.


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Lezioni di lingua toscana
di Domenico Maria Manni
Editore Silvestri Milano
1824 pagine 179

   





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