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      A Iolao ed alla colonia dei Tespiadi seco lui approdata nell'isola riferisce anche Strabone l'origine dei popoli iolaesi, che narra essere stati ai suoi giorni chiamati Diatesbi [39] . Ma lo storico che con maggiore ampiezza di racconto illustra l'arrivo in Sardegna di questa colonia, è Diodoro Siculo [40] . Abitata, scriv'egli, è la Sardegna da barbari chiamati Iolei, discendenti, come credesi, da coloro che vi si soffermarono con Iolao ed i Tespiadi dopo aver superato gli altri abitanti. Perché allorquando Ercole durava quelle celebrate sue fatiche, confortato essendo di numerosa prole dalle figlie di Tespia, per ammonizione di un oracolo in Sardegna la spedì ad occupare nuove sedi, accompagnata da numeroso stuolo di Greci e di Barbari. Iolao fattosi padrone dell'isola vi edificò preclare città [41] , e divisi a tratta li campi e chiamata col suo nome quella gente, palestre, e templi de' numi ed altri monumenti al benessere dei popoli necessari costrusse, che fino ai nostri dì sono in piede". Parla indi quell'autore delle promesse amplissime ed allettatrici fatte dall'oracolo di tutelata ed eterna libertà per chiunque a tal colonia darebbe il suo nome.
      Questa narrazione di Diodoro è in altra parte delle sue storie [42 ] con eguali parole riportata, se non che vi si soggiugne aver Iolao invitato a passar nell'isola il famoso architetto Dedalo, sotto la cui direzione molte magnifiche costrutture sorsero, che dedalee, in di lui onore, anche all'età dello storico si nominavano. Le norme nondimeno della severa critica non permettono che tal parte del racconto maggior accettazione incontri delle rimanenti.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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