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      Muovono gli eruditi gravi dubbi sull'esistenza di Dedalo, e questo semideo delle arti è librato sull'istessa lance che gli sterminatori dei mostri. Parve loro inconciliabile colla rozzezza dei secoli, nei quali si fa vivere, il pregio dei monumenti che gli si attribuiscono, e segnatamente di quelli più magnifici innalzati nell'Egitto, ove la nazionale vanità o pregiudizio giammai permesso avrebbe ad uno straniero di prestar la sua opera; notarono essi la gran distanza di tempo che lo separa dai primi autori, i quali rammentano la più famosa delle di lui opere, cioè il laberinto di Creta; posero mente al silenzio d'Omero e d'Erodoto su tale monumento, alle contraddizioni rimaste sulla forma dell'edifizio, ed all'opinione di Strabone che annovera fra le menzogne dell'antichità quella fabbrica [43] . Ragioni di gran momento ebbero perciò onde ingrossare col nome di Dedalo il novero delle celebrità indebite; né l'amor delle patrie glorie potrà in me tanto da allettarmi a trarnelo [44] . Riferite le due principali testimonianze della colonia di Iolao, minor uopo v'ha di accumulare le altre memorie sparse a dovizia nella classica letteratura, tanto più che languir maggiormente ne dovrebbe l'interesse d'una narrazione aggirantesi per intiero sullo screditato terreno della mitologia, dal quale, prima del finir di questo libro, non mi verrà fatto di potermi del tutto sbarbare.
      Durante il dominio o la dimora in Sardegna delle greche colonie, conosciuta era l'isola, se non universalmente, dai greci navigatori almeno col nome d' Icnos o di Iscnusa [45] , diretto a significare quell'apparenza d'umano vestigio che la sua forma geografica presenta.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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