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      Contrapporsi potrebbe, è vero, all'autorità di Livio quella di Plutarco [190] , il quale non agli schiavi di Sardegna, ma ai Veienti della Toscana l'origine riferisce di tal motto, perché i Toscani tutti da Sardi, città di Lidia, si diceano discendere. Io nondimeno porto opinione che nei detti volgari le facili letterali derivazioni siano da preporre a quelle più stentate, le quali col soccorso si sorreggono di recondite storiche origini; e giovami invece più che il combattere l'opinione d'uno storico di tanto peso, come i nostri scrittori nazionali fecero, l'affrontare apertamente tutto il rigore di quella proverbiale ingiuria e accettarla non senza gloria, dicendo: poter agli schiavi della Sardegna convenire un motto attribuito ad un uomo straordinario della nostra età sugli schiavi d'un'isola alla Sardegna assai vicina. Non lo niego, egli diceva, giammai i Romani comprarono schiavi della mia patria: essi sapevano che avrebbero tentato un'impossibil cosa nel farli piegare alla schiavitù" [191] . Ed in verità io non posso che commendare i cittadini romani se nello scorrere le file degli schiavi venderecci, imbattendosi in alcuni di quegli Iliesi e di quei Balari e leggendo in quel loro cipiglio la libertà da essi non perduta nell'animo, aombravano a quel feroce aspetto e giudicavano fra sé che non avrieno il buon pro nel recarsi a casa quella generazione irrequieta, fatta per mettere a sbaraglio le loro docili greggie di schiavi. Si dica dunque esser pure stati gli schiavi sardi mercatanzia di mala vendita; ma sibbene dicasi del pari non per altro esser eglino caduti in tal glorioso discredito, che per aver, a preferenza di tanti altri popoli di natura più tenera, sentito quanto pugnassero questi due vocaboli, uomo e venale.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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