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      Non alla sola repubblica erano debitrici le provincie di prestazioni frumentarie. Altro frumento era pur dovuto per gli usi domestici del preside, e di questo, che appellavasi estimato, leggi speciali determinavano la quantità ed il prezzo [347] . L'uso poscia invalse che in luogo del frumento si riscuotesse il valore, ed un valore ragguagliato con quella latitudine d'arbitrio che concessa era ad un preside; della quale Cicerone [348 ] riferisce un esempio, notando esser abituati i pretori ad ordinare il pagamento delle granaglie per uso loro ai paesi li più discosti dalla residenza, acciò l'obbligo del trasporto che apparteneva pure ai provinciali, facendosi con tal espediente più gravoso, i debitori si redimessero di ambidue i pesi con più ampia mercede.
      Altre due prestazioni frumentarie erano finalmente in uso nei tempi romani, che di grano comperato e di grano onorario aveano il nome [349] . Quella meritato avrebbe a preferenza la denominazione di tolta forzata; perché non altro era che una compera fiscale nei casi d'urgenza anche dai non volenti. Questa l'apparenza serbava di un omaggio spontaneo, consistendo in una offerta di frumento fatta più volte dai provinciali al preside o per testimonianza di stima vera, o per dissimulazione di paura occulta.
      Queste erano le leggi e consuetudini romane nelle riscossioni frumentarie ai tempi della libera repubblica. Maggior arbitrio poscia venne introdotto regnando gl'imperatori. Non più allora da prestazione di decime o di vigesime vennero determinatamente gravate le provincie, ché di tali prestanze alto silenzio incontrasi nelle storie augustali; ma in ragione dell'ubertà ed estensione delle proprie terre imponevasi a ciascuno un diverso censo [350] . La qual cosa vuol dire che al peso dell'antico tributo sopportato forse più pazientemente, perché in egual proporzione lo era da tutti, si aggiunse in quei tempi l'angheria dell'arbitraria ripartigione.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Cicerone