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      Serviva questa a provvedere di carni il popolo di Roma e la casa degl'imperatori; i pubblici ministri ne toglievano altra porzione, che loro tenea luogo di salario; e più volte ancora se ne facea gratuita distribuzione alla plebe. Gli scrittori della storia augustale ci trasmisero il ricordo di tali sempre crescenti distribuzioni, e narrarono, come Aureliano dopo aver con prudenza e generosità fatto provvisione a quella della carne porcina, che si trovava già in uso [358] , stabilito avea di estenderla anche al vino: la qual cosa impedì il prefetto suo del pretorio rappresentando con molta avvedutezza che se colla illimitata liberalità di cotali distribuzioni si giugnesse ancora a fornire gratuitamente di vino il popolo romano, avanzava solamente che anche di polli e di oche in breve si presentasse lo stomaco insaziabile dei Quiriti [359] .
      Nel novero dei vettigali pagati dalle provincie romane si comprendeva del pari quel dazio che sì universalmente venne poscia ricevuto per le cose che s'introducono o si estraggono dai porti, qual dazio per tale motivo nomavasi allora portorio. Da quanto Cicerone narra della Sicilia [360 ] apparisce che nei tempi della libera repubblica vi si esigeva per quel titolo la vigesima parte della mercatanzia; ed è perciò da presumere che la Sardegna abbia avuto in quell'età non migliore trattamento. Tuttavolta dopo l'impero tale gabella comparisce ridotta alla metà, ritrovandosi in ambi li casi menzionato dagli scrittori il dritto di quarantesima [361] . Assistiti erano i pubblicani nella riscossione di questi dritti da una genia di ministri, che portitori veniano chiamati per la loro perpetua dimora nel porto, e dei quali, soliti com'erano a guardarla nel sottile allorché ogni cosa frugavano per l'esazione del dazio, un lepido ricordo fino dai tempi li più belli della repubblica lasciò Plauto in una delle sue commedie [362] , descrivendo un marito, il quale imbertonato di altra femmina e volendo distrigarsi dalle perpetue inchieste d'una moglie increscevole, così le diceva: tutte volte ch'io vo' escir di casa, m'hai tu a soffermare, a richiamarmi, a richiedermi dove io sia per andare, che mi faccia, quali bisogne abbia, che pigli, che porti, come siami governato: affé, che non una moglie mi tolsi in casa, ma un gabelliere; ché costretto sono a rivelare tutti li fatti miei".


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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