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      È quindi fuor d'ogni dubbiezza che lo stato dell'agricoltura nei tempi romani, e quello specialmente della coltivazione delle biade, era sommamente in fiore; e perciò invece di ripetere notizie troppo comuni, giovar potrà maggiormente il dare qui un cenno delle altre produzioni alle quali può conghietturarsi che siasi estesa l'industria degli agricoltori sardi.
      Dall'arringa di Caio Gracco riferita nel libro terzo di questa Storia si raccoglie che fra le masserizie dei pretori romani recantisi alla Sardegna non mancavano le anfore ripiene di vino. Ciò ne somministra un argomento se non della scarsità dei vini nell'isola, di quella almeno degli esquisiti. Si potrebbe anzi dire che al tempo in cui Caio Gracco così parlava, non ancora era penetrata nella repubblica quella smoderata delicatura che celebre poscia rese il lusso delle mense romane; perlocché minore essendo a quell'età l'uso dei vini eletti, sparmiato facilmente avrebbono i pretori quell'incomodo trasporto senza un bisogno. Ad ogni modo si può affermare che di poco conto fosse in Sardegna questa coltivazione, sia perché Plinio, esattissimo descrittore di qualunque maniera di vini [416] , nissuna menzione fece della Sardegna, sia perché i Romani gelosi oltre modo della riputazione dei vini italiani, ben lungi dal protegger altrove la coltivazione delle viti, con leggi severe la vietavano. Cicerone nel suo libro della repubblica [417 ] fra le ingiustizie della politica romana annovera quella di non permettersi tale coltivazione alle genti transalpine, acciò i vigneti romani più vagliano: locché, egli dice, prudentemente facciamo, non così giustamente; ché l'equità non sempre alla sapienza è congiunta". Sotto agli imperatori di special licenza si abbisognava per applicarsi a quel genere di coltura, e leggesi nella storia augustale aver ciò permesso Probo ai Galli, agli Spagnuoli ed ai Britanni [418] ; agli Italiani stessi proibito fu da Domiziano il piantar novelle vigne, appena il sospetto nacque che scapitarne potesse la seminagione delle biade.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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