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      Alloraquando vedi noi servi di Dio non paventare la tua immanità, ma stare saldi a serbare li precetti della legge, in quale maniera puoi tu accagionarci di petulanza? Sappi, che se noi la tua potenza calchiamo come il fango, non già ci sorreggiamo con le nostre forze, ma infusa è in noi la vigoria da quello che nella nostra persona tu abbomini. Come potrà temerti quell'uomo che, pieno dello Spirito Santo, fissa al tuo cospetto un piede immobile al pari d'uno scoglio che opponga la sua mole al fiotto crescente? Taceremo adunque, e mentre il lupo si appresenta a devastare il nostro gregge, noi pastori ci faremo incontro a sbramare noi stessi le avide sue fauci? Pastori noi siamo, non mercenari; ed a Pietro disse Cristo: pasci gli agnelli miei, pasci le mie pecore; ed a Geremia disse Iddio: darò a voi pastori fatti secondo il cuor mio, che vi meneranno al pascolo; ma non disse: darò a voi chi vi gitti in preda ai nemici vostri".
      Con animo non minore egli dipinge nell'altro suo opuscolo la costanza dei martiri. Fidi alla legge, egli dice, quantunque l'artiglio dei persecutori ricorra a rinfrescare le antiche piaghe, stiamo e staremo noi immoti più forti di te e dei tuoi martorii. Dai barbari si concede qualche fiata perdonanza ai vinti e fra le arme si accoglie la clemenza; ma inaudita cosa ella è che coloro i quali desiderano a te ogni bene, si spoglino, proscrivano, uccidano colla spada, o puniscansi in altra maniera, e che ai cadaveri loro dilaniati si nieghi l'onor del sepolcro.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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