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      Alcuni scrittori nazionali, intenti a purificare la sorgente del nome barbaricino, credettero di poter mescolare con quelli Africani la nobile schiatta degli Iliesi, ver la quale l'antica tradizione rifletteva tutto lo splendore dei tempi eroici [552] . Nell'oscurità in cui lo smarrimento delle deche di Livio ci lascia circa alle vicende di questi popoli dopo le ultime sconfitte da essi toccate, non si può affermare con sicurezza se durato essi abbiano nella resistenza alla dominazione romana, o siano calati finalmente alla sommessione. Non è dato perciò di chiarire se questo amore costante dell'indipendenza abbia potuto tanto accenderli da far loro obbliare quale triste alleanza fosse mai quella di una mano barbara di stranieri, li quali, nella libertà della vita selvaggia, non la quiete propria desideravano, ma l'altrui danno. Comunque si sia, il nome dei Barbaricini, e non più degli Iliesi, distinse dopo tale età quella generazione inquieta, che odievole fu per più secoli non solo ai dominatori dell'isola, ma agli antichi abitanti eziandio, li quali, stracchi delle loro molestie, mal sofferivano la vicinanza d'una popolazione contaminata dalle superstizioni pagane e restia più di qualunque altra ad abbracciare la fede professata dalla maggioranza degli isolani.
      Avendo Giustiniano stabilito quanto apparteneva alla repressione di quei nemici interni, fece pensiero a provvedere al pronto eseguimento delle ordinazioni regolatrici del servizio militare ed al minor aggravio dei provinciali.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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