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      Approdata la flotta a Cagliari s'accampò l'esercito in quei litorali colla mira di accerchiare la città. Sebbene tornò vano ogni tentativo; poiché i Goti essendo ordinati di molta e fiorita gente, difesero coraggiosamente le mura, e colto il destro che le squadre imperiali stavansi a mala guardia, le percossero talmente in una repentina sortita, che i soldati scampatisi da quella strage ebbero a malapena il tempo di riparare con prestezza alle navi e di abbandonare un porto tanto ad essi fatale [559] .
      Rimasero per tal avvenimento i Goti padroni dell'isola, o di quella porzione almeno nella quale aveano fatto stanza. Ma il loro dominio quantunque libero da invasioni straniere, non fu netto da pericoli intestini, se è vero ciò che Leonardo Aretino nella sua storia gotica afferma dei movimenti suscitatisi fra i Sardi contro ai novelli signori [560] . Se non che poco poté giovare od un dominio, od una resistenza, cui dovea impor termine da lì a non molto il declinamento sofferto dalle armi gotiche, dappoiché, passato il comando delle truppe imperiali alle mani di Narsete, si combatterono da lui felicemente quelle due battaglie nelle quali Totila ed il successore suo Teia restarono debellati ed uccisi [561] . Difatti appena si calò da ambi gli eserciti alle convenzioni di pace, nelle quali espressamente era compreso lo sgombero dei Goti da tutta l'Italia [562] , che la Sardegna ricomparisce di nuovo sottomessa alla dominazione di Giustiniano e dei successori suoi nell'impero d'Oriente.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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