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      Vidimo infine la Sardegna soggiogata da una nuova schiatta di barbari, senza che apparisca alcun cenno di difesa da parte degli imperatori; liberata dal giogo senza che di verso l'Oriente si mostri alcun ausilio. Un popolo situato in tale stremo avea bisogno di maggior protezione; e se il popolo, che mal cura i bisogni, o male scieglie i rimedii, nutriasi d'illusioni o di timori, mancati non saranno quelli uomini dalla loro riputazione o dalla loro fortuna innalzati già a tal grado, che il passo al supremo potere sarà stato forse per essi un breve passo. Ed in questo novero io comprendo non i soli notabili dell'isola, ma gli stessi duci imperiali, che, spronati dall'ambizione, non ritratti dal timore, poterono abusarsi di una podestà loro meglio abbandonata che commessa, e convertire un uffizio temporario in una carica perpetua. Comprendo nello stesso novero i potenti vicini, dei quali trovammo perciò nelle citate memorie inscritti i nomi. Comprendo infine, nell'immaginare ciò che poté accadere in quei tempi in Sardegna, tutte quelle venture le quali o migliorarono, o corruppero la condizione di tante altre provincie strette da conformi vicende; giacché la storia degli uomini presenta dappertutto gli stessi risultamenti, quando eguali sono i bisogni, le passioni e lo stato morale dei popoli. Ciò posto, io non esito ad affermare esser cosa assai verosimile che la primiera creazione dei giudici sardi debbasi riferire a quelle due età, e specialmente alla seconda; nella quale e più animati mostraronsi gli isolani a tener lontani dai loro lidi gli invasori, e più felici nel respingerli, forse perché alle altre cagioni di maggior odio il conforto si aggiugneva di essere guidati alla vittoria da capi più meritevoli della loro confidenza.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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