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      Ciò nonostante rimessamente continuavano a procedere le cose pubbliche dell'isola per due principali cagioni, che ben sovente si mostreranno nella storia dei giudicati sardi. Queste sono la soverchia liberalità dei regoli a pro degli stranieri; ed il perpetuo conflitto delle due repubbliche rivali; le quali cose faceano sì che i nazionali o spogliati dei proprii vantaggi vedessero a malincuore fra le miserie della provincia soscriversi le carte delle larghe donazioni agli ospizi, chiese o monisteri d'oltremare; od incerti cui obbedire, vittima diventassero ad ogni momento delle sorti di una guerra riaccesa, tostoché spenta. Perciò non colle civili istituzioni o colla memoria degli illustri fatti troveremo essersi conservato il nome della maggior parte dei nostri regoli, ma coi soli ricordi rimasti della loro liberalità o delle loro contenzioni. Onde non sarà difficile lo antivedere da questo punto il seguito delle narrazioni; poiché se nel leggere la storia l'uomo volgare conosce solamente ciò ch'è avvenuto, il saggio penetra già ciò che debbe accadere.
      L'esempio di donazioni agli stranieri incontriamo tosto nel primo giudice cagliaritano succeduto a Costantino. Chiamavasi egli Turbino, e dopo la morte di Costantino, suo fratello [712] , occupato avea la signoria ad onta dei diritti maggiori di Torgodorio, figliuolo dell'ultimo giudice; al quale legittimamente apparteneva la provincia, anche nel caso in cui non ereditario, ma elettivo fosse allora quel governo; se come nelle altre provincie, le forme dell'elezione dei novelli giudici eransi anche colà risolute in un semplice riconoscimento delle ragioni ereditarie.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Costantino Turbino Costantino Torgodorio