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      Frattanto l'infelice Barisone, cui le vicende del suo regno non fruttavano alleviamento nissuno nella sua cattività, presentavasi ai consoli e diceva: esser già trascorso tanto tempo dopo il suo allontanamento dalla provincia, che i sudditi suoi non che venerarlo re, appena il sapeano vivo; piacesse loro di ricondurvelo; consegnerebbe ivi per ostaggi la consorte, i figliuoli, colle castella e con quattromila lire per soprassoma. Ragunato in Genova il consiglio per conoscere sovra tali offerte, si vinse il partito per la partenza di Barisone; ma non piacque che il dispendio ne cadesse per intiero sul comune. I vassalli adunque, compassionando il loro principe, armarono quattro galee, e la repubblica ne apprestò a sue spese un'altra, commettendo il governo della flottiglia a Nebulono console insieme con Iago Torrello. Giunti questi in Oristano, posero mano all'espediente che più agevole loro mostravasi, di bandire cioè una dirama sopra i provinciali per soddisfare ai debiti del giudice. E lasciato ivi per invigilare sovra tal riscossione e per custodire le fortezze un loro cittadino chiamato Almerio, tornarono col re e cogli ostaggi in Genova [766] ; o perché qualche difficoltà si prevedesse nella pronta esazione delle somme dovute da Barisone; o perché egli stesso ricongiuntosi allora alla sua famiglia, fosse meno dolente del continuato suo allontanamento dalla patria; o perché il momento non fosse per lui o pei Genovesi conveniente a ripigliare l'antico governo.
      Questo infine presentossi dopo il corso di altri due anni, avendo ottenuto Barisone che colla scorta di quattro navi a tre palchi concedutegli dal comune e capitanate da Ottone Caffaro, altro dei consoli, venisse ricondotto con pompa negli stati aviti.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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