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      Mal volentieri sopportava egli la rivalità e la potenza di Guglielmo, conte di Capraia, il quale al giudicato di Arborea avea anche unita la signoria della terza parte della provincia cagliaritana [849] . Succeduto era Guglielmo in quel giudicato a Comita III, del quale nelle antiche memorie restò appena il nome [850] ; e tanto per la propria fortuna e per la protezione pisana soprastava a Chiano, che questi, avvisando di poterlo pareggiare ove dell'amistà dei Genovesi si giovasse, gittossi nelle loro braccia, donando ad essi il castello di Castro e soscrivendo alcune convenzioni con quel comune; nelle quali dichiaratosi il giudice cittadino di Genova e difensore ad un tempo e protetto della repubblica, anche delle sue future nozze rimetteva l'arbitrio nei novelli amici. Non tardarono eglino a sciegliergli per isposa una nobil donzella del casato dei Malocelli, né a recarsi al possesso dell'importante rocca loro ceduta. E ben avventurata fu la prima loro navigazione a quella volta; poiché nello imbattersi in alcune navi nemiche ebbero propizie le sorti della guerra. Quantunque male sia poscia ad essi tornato quell'incontro, avendo per quella cagione perduto il momento propizio di correre in ausilio di Chiano. Il quale, assaltato nel frattempo vigorosamente dal giudice di Arborea e dai conti della Gherardesca, capitani dei Pisani, dopo avere infelicemente sostenuto un combattimento nella terra di S. Gillia, era precipitato nella massima delle disavventure; cadendo prigioniero nelle mani di nemici talmente contro a lui inacerbiti, che non contenti di togliergli la signoria e la libertà, lo privarono anche barbaramente di vita [851] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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