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      Non leggi imposte alle provincie suggette, per le quali, se non il potere sulle persone, riserbata comparisse almeno la facoltà di disporre dei loro diritti. In luogo di ciò noi troviamo continuato, come nei tempi anteriori alla conquista, il comando a vita dei giudici. E se al tal grado elevate furono alcune famiglie patrizie d'Italia, queste non tanto per l'abbandono loro fattone dai dominatori reggevano le provincie, quanto per la volontaria suggezione dei popoli concorrenti con solenne elezione ad innalzare al governo ogni novello regolo. Né perché si possa dire esser state tali elezioni talvolta comandate e non libere, maggiore si dovrà riconoscere l'influenza delle due repubbliche nell'interiore reggimento della Sardegna; poiché la natura dei governi perpetui male si accomoda ad una vera dipendenza; specialmente quando non ad una persona, ma ad una famiglia conceduta trovasi la signoria. Riducevasi pertanto la bisogna delle due repubbliche a spedire alla volta dell'isola nei casi di urgenza alcune galee e poche soldatesche, che contenessero nella fede i giudici inclinanti a diversi pensieri; a profittare delle felici vicende di tali spedizioni per allontanare dal comando le persone mal affette; a giovarsi di quei vantaggi che il commercio in un'isola ferace partoriva. Ed a questo profitto teneano specialmente la mira le signorie di Pisa e di Genova nelle varie convenzioni, che vidimo essere state fermate con molti dei nostri regoli; nelle quali convenzioni se si accorda alle ridondanti espressioni di suggezione e di vassallaggio quel solo valore che deve derivare dalle clausole di specifica obbligazione, non altre condizioni si leggono che di profitti nel commercio, di politiche alleanze o di personali liberalità dei giudici.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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