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      Anzi fra queste stesse condizioni non mancano quelle che più chiaramente dinotano di qual natura fosse il potere delle due repubbliche; giacché non una sola volta noi trovammo fra le altre concessioni fatte dai nostri giudici a favore dei cittadini di quei comuni, compresa l'immunità loro dai tributi e dazi delle provincie sarde. La qual cosa male confassi certamente ai diritti di un popolo dominatore, se non nei sostanziali rispetti, in quelli almeno delle forme; parendo poco adatto che da chi comanda si accettino i privilegi, si soscrivano le concessioni da chi obbedisce [918] .
      Tanto ciò è vero, che non mai così decisamente vedesi esercitata l'autorità dei Pisani e dei Genovesi, salvo dopo l'età in cui, cessato in alcune provincie il governo dei giudici, tutta la podestà venne a solidarsi nelle mani delle due repubbliche per le terre a ciascuna di esse sottoposte. Così nello scadere il secolo XIII, la repubblica di Genova mostravasi investita di maggior potere nelle terre del giudicato di Logodoro, allorché lo rendeva anche più sicuro coll'alleanza ed amistà del comune di Sassari. Così nel principio del secolo XIV, mentre anche nella provincia di Cagliari era spento il dominio dei giudici, il comune di Pisa sia per le proprie ragioni, sia per quelle d'alcune famiglie patrizie della città, usava colà i diritti di piena signoria, inviandovi Pietro di Buccio da Cortona, giureconsulto colla qualità di riformatore ed inquisitore, onde chiamare a sindacato tutti gli uffiziali che la repubblica manteneva in quel giudicato ed in quello di Gallura.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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