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      E forse senza timor di errare si può eziandio asserire che in quel continuo ondeggiare delle sorti guerresche, ben di rado i pensamenti dei nostri regoli s'indirizzassero ai bisogni dell'interiore governo dei popoli loro; quando vediamo uno di essi, cioè Nino di Gallura, il quale dovette essere grande e di animo generoso, se d'un uomo grande e di sensi altissimi meritò la durevole benivoglienza, consumare la sua vita nei civili conflitti di Pisa ed abbandonare il reggimento del suo regno all'iniquo barattiere frate Gomita.
      Se dunque dalla sorte de' principi si dovesse voltar la considerazione alla sorte dei popoli, dir si potrebbe che non meno travagliata fu l'una dell'altra. Nullameno in qualche rispetto potriasi affermare che gli interessi dei popoli si avvantaggiarono in quella condizione di tempi; nell'incremento cioè e propagazione de' traffichi. Un'isola governata, disputata o travagliata da due delle nazioni più trafficanti dell'Europa per ragione dei profitti che se ne traevano, dovette presentare anche ai nazionali occasioni continue o di esercitare per se stessi la mercatura, o di render più prosperevole lo stato dell'agricoltura onde sopperire alle giornaliere richieste di quei tanti negoziatori italiani che a quella volta indirizzavansi pei loro procacci [928] . Né dicasi che il commercio si nutrica nella pace e che male perciò si potea la confidenza dei nazionali accomodare a quelle contenzioni perpetue. Poiché non solo veggiamo, malgrado della poca sicurtà de' mari, continuato in ogni tempo con frequenza l'approdare dei navigli delle due nazioni ai porti della Sardegna; ma possiamo anche considerare in quei continui guerreggiari sul mare piuttosto una vicenda di maggiore o minore ventura per gli stranieri, che uno scemamento di profitto per gli isolani profferentisi egualmente di satisfare alle dimande del vincitore qualunque egli si fosse.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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