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      L'infante istesso infermò; e la sua consorte aggravata da egual malore, avendo perduto tutte le sue damigelle, dovette chiamare al suo servigio alcune donzelle dell'isola. Non perciò don Alfonso cadeva d'animo; ché non mai egli volle abbandonare la tenda in quella sua infermità, esercitando armato gli uffizii tutti di capitano anche allorquando era travagliato da gagliarda febbre. Né fuggia l'animo al re, il quale procurava ad un tempo che dal re Sancio di Maiorca s'inviasse colà Bernardo di Toreno a sopperire alla mancanza dell'altro capitano generale, partitosi per cagione di malattia. Provvedeva pure il sovrano all'armamento di altre numerose navi commesse al governo di Guglielmo di Aulomar. E perché negli eserciti meno vaglion le spade che il senno, indirizzava al campo del figliuolo Martino Pérez di Oros, castellano di Amposta, uomo di gravissimo consiglio; ed ammoniva l'infante acciò facesse la debita stima dell'esperienza e dell'accorgimento di quel capitano consumato nelle cose di guerra [953] .
      Varii nel mentre agitavansi i consigli nel campo dell'infante. La lunghezza dell'assedio di Villa Iglesias tenea sospesi gli animi. Davasi voce ogni giorno dei grandi apprestamenti che si faceano dai Pisani per soccorrere quella rocca. E già venia meno in molti la fidanza di poter con un esercito diviso fra quel luogo e Cagliari, ed estenuato dalle malattie, star saldi contro alla forza sopravvegnente; sembrando soprattutto impossibile la salvezza del doppio navilio ancorato in Palma e nel golfo della capitale, cui falliano non che i difensori, i marinai.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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