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      Passò quindi don Pietro in Sassari, donde ritornato in Alghero, dopo aver ivi provveduto alle maggiori fortificazioni di Casteldoria e di Osilo veleggiò alla volta della capitale; non parendogli o decoroso o prudente il commettersi, tenendo viaggio per terra, alla dubbia fede del giudice [1018] . Giunto in Cagliari rafforzava con nuova guarnigione quella rocca e spartiva il suo esercito nella provincia. Indi standogli principalmente a cuore in quella sua gita di cattivarsi la benivoglienza universale con mostrarsi agli occhi dei sudditi principe amorevole, volle in tal occasione esser circondato dal fiore della nazione; e convocati attorno a sé in parlamento i più distinti fra i suoi suggetti, li esortò con benigne parole a serbare alla Corona aragonese quella fede di cui fin allora erasi egli giovato. Questa è la prima volta in cui i rappresentanti della nazione siano stati in modo solenne privilegiati di stare al cospetto del regnante. Ma le circostanze di allora esigevano che in quell'assemblea si trattasse solamente delle cose ragguardanti alla sicurezza della Corona e dello stato. A qual uopo si pubblicava la sentenza data per accusa di fellonia contro al conte Gerardo della Gherardesca, ultimo dei personaggi di quel lignaggio possessori di terre nella Sardegna; e si deliberava eziandio dovessero i vassalli aragonesi e catalani presentati di feudi nell'isola, fermarvi la loro stanza, tenendosi sempre preparati a difender le parti regie [1019] . Le vicende infelici degli anni succeduti non permisero per lungo tempo ai sovrani d'intimare altre congreghe; infino a quando nell'inoltrarsi del secolo seguente Alfonso V, ragunando in tempi più tranquilli il parlamento nazionale, stanziò le leggi colle quali doveano esser rette le future adunanze.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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