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      Dissi momentanea; perché non essendo il re ordinato ad assaltare e potendo egli a malapena inviare leggieri aiuti che bastassero alla difesa, serviva questa di lui strettezza di stimolo a Branca Doria per prorompere all'offesa. Ed il giudice, anch'egli valendosi del destro, ricusava di soddisfare al censo imposto sulla sua provincia [1026] . Il re, vedendo adunque che ai suoi disegni di abbassare i ribelli si attraversava la guerra di Castiglia; e che non poteva al tempo stesso provvedere a questa ed alla guerra coi Genovesi, fautori sempre soccorrevoli delle sommosse sarde, deliberava di rimettere ogni arbitrio di futura concordia con essi (dipendente principalmente dal disputato possesso d'Alghero) nel marchese Giovanni di Monferrato; nel cui giudizio rimettevasi pure Simone di Boccanegra, doge in quel tempo di Genova. Ed il marchese, desideroso di stabilire una pace guarentita, sentenziava: si lasciassero in suo potere dal re la città d'Alghero, dal doge la città e rocca di Bonifacio in Corsica; acciò fosse in tal maniera assicurata l'esecuzione dell'arbitrato ch'ei dovea poscia pronunziare nel termine prorogato di cinque anni su tutte le competenze insorte per le due isole. Dichiarava egualmente il marchese doversi i Doria riconoscere per ribelli; ed esser loro solamente aperta, per racquistare gli antichi dominii, la via della sommessione e dell'omaggio. Con la quale concordia, abbenché a tempo, stette il re meno sopra pensiero per le cose sarde; libero, se non dalle molestie dei Genovesi ch'erano suoi vassalli e nemici, contro ai quali dovette anche allora spedire un suo capitano, chiamato Ponzio de Altaribba; dalle molestie almeno dei Genovesi i quali erano solamente suoi nemici [1027] .


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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