Pagina (412/1187)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      In mezzo a tante angustie il governatore di Cagliari non incontrava altro mezzo onorato che di deliberare: si aspettasse l'ultimo termine dei patimenti; si ardesse allora la rocca; e si supplicasse il sovrano, affinché dopo quella disperata risoluzione giudicasse dei castellani, stimandoli come meglio gli parria o sfortunati, od anche improvidi; purché non disleali [1039] .
      Ma nel mentre aggiungevasi a questi mali il massimo di tutti, cioè la novella pestilenza non da lungo tempo assopita, scendeva nel sepolcro Mariano [1040] , meno pago d'aver abbassato i suoi nimici, che dolente di non averli compiutamente atterrati. Uomo in verità non ordinario. Costante nella primiera fede anche quando poteva nuocere: costante nell'odio anche quando il ritorno alla fede potea giovargli. Nell'una e nell'altra fortuna fé prova d'animo non pieghevole; e libero egualmente dai panici timori della disavventura e dalle confidenti illusioni della prosperità. A portata di giudicare della politica e della potenza del governo aragonese, e vedendo stranamente impigliate le cose di quei sovrani negli altri stati, egli disperò forse di veder radicata la loro dominazione nell'isola. E perciò alloraquando poté credere che dagli Aragonesi stessi venisse spezzato il vincolo che lo univa loro col minor conto fatto della di lui fede, egli non vide mezzo veruno fra il malcontento e la sollevazione; come non ne vide poscia fra il combattere per gli antichi suoi diritti e l'occupare la sovranità intiera dell'isola.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Cagliari Mariano Aragonesi