Pagina (415/1187)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dessi lo trovarono adagiato sovra un letticiuolo, abbigliato con semplicità [1045] , non circondato da verun apparato di grandezza; ma trovarono in lui quella grandezza che lampeggia sempre dalla fronte degli uomini di tempera nobile e risoluta. Allontanatosi il vescovo cancelliere, il quale in quel momento era in compagnia del giudice, esposero i gentiluomini franzesi il suggetto della loro ambasciata ed il desiderio aveva il lor signore di conchiudere con novelli patti una seconda alleanza. Il giudice allora, cui le parole suonavano sul labbro come le partoriva la mente, con gravità rimprocciava ai legati le non eseguite convenzioni: la mancanza della data fede ingenerar sempre avversione nel suo animo; ingenerare anche sorpresa se trattisi di un principe; aver il duca per le condizioni di quell'accordo tratto dall'isola molti balestrieri ed altre soldatesche senza mettere verun compenso; non essergli ignote le trattative del duca con l'Aragonese, tenute al tempo istesso che si trattava l'alleanza; aver anch'egli ricevuto dal re ambasciatori e profferte per accostarglisi; ma esser diverso il sentimento della fede dovuta ai patti in chi promettendo la fede ha la sola fede nell'animo, ed in chi nelle condizioni stesse dell'accordo si riserba i mezzi di violarlo; mentre perciò il duca adoperavasi per rappacciarsi col re, aver egli con ben diversi principii ributtato i messaggieri di pace, senza permettere loro di venire nella sua presenza.
      Gli ambasciatori, i quali erano forse nuovi a tale sincerità di sensi, ne restarono maravigliati; e rispondevano contenersi nelle loro istruzioni schiarimenti tali da poter satisfare agli uditi rimproveri.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Aragonese