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      A qual uopo, mentre io notavo ciò che pareami più degno dell'altrui considerazione, non ho potuto senza compiacimento abbattermi in quell'espressione solenne che sovente s'incontra nella comminazione delle pene più gravi: e per somma qualunque di denaio il reo non iscampi"; espressione che, condannando ogni composizione nei maggiori misfatti, innalza la legislazione criminale di Eleonora di sopra a quelli altri codici nei quali il supplizio per colui che può redimersene, è una maniera di traffico; e per quello il quale non ha mezzi di riscatto, è non tanto un atto di giustizia, come un effetto di mala ventura. Ma dopo aver citato questo tratto, più malagevole resta il continuare il sunto delle leggi penali di Eleonora; nel quale non mi sarebbe dato di poter confortare il lettore di eguali osservazioni. Abbenché rammentando ancora le frequenti atrocità che s'incontrano in quelli ordinamenti, si potrebbe scusare se non la legge, la legislatrice; la quale in quel suo secolo invano sarebbesi affaticata a rintracciare esempi di legislazione più umana. Anzi, donde dovrebbe derivar qualche biasimo, trar potrebbesi novello encomio se nel paragone della ferocia colla ferocia, il maggior rispetto all'umanità meglio che nei codici di altre nazioni si trovasse nella giurisprudenza di Eleonora. Vaglia a ciò dimostrare specialmente la rarità del supplizio capitale riserbato ai soli misfatti di lesa maestà [1067] , all'omicidio deliberato [1068] , ai ladronecci nelle pubbliche strade [1069] , ai furti di casa con frattura [1070] , agli incendii delle case abitate [1071 ] ed agli insulti fatti agli uffiziali del governo con spargimento di sangue [1072] . Gli altri malefizi di qualunque maniera punivansi da Eleonora o con pene pecuniarie o con qualche troncamento di membra, ragguagliato più volte con quell'antica legge del talione per cui l'offensore dovea sulla sua persona sopportare l'offesa ad altri fatta.


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Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





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