Pagina (442/1187)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Insisteva poscia in tale nobile divisamento anche quando il padre tentennante fra l'utilità ed il rischio del progetto scriveagli: esser senza fallo di somma importanza la guerra sarda; nullameno esser più preziosa la vita del re di Sicilia, che esponevasi a dure prove; considerasse ben attento se non era quello un pescare con l'amo d'oro ed un commettersi a pericolo più grande del profitto. Le quali ragioni non valendo a svolgerlo, egli tanto più perseverava nel suo intento, quanto più imminente pareagli l'occasione di cimentarsi; sapendo già che il visconte passava con molte compagnie di gente d'arme in Sardegna; e che per una confederazione di recente conchiusa erasi egli stretto a Brancaleone Doria [1112] .
      Congregatosi dal re in Catalogna il parlamento per avvisare i mezzi di quella nuova spedizione, grande fu lo zelo che manifestossi nei gentiluomini dei suoi stati onde parteciparvi; tanta era la confidenza da essi presa dello sperimentato valore del re di Sicilia. Non fu perciò famiglia illustre in Catalogna che non avesse in quell'esercito un cavaliere; in guisa che le mille lancie offerte dal parlamento si ebbero col solo concorso delle persone nobili del principato. Contribuiva pure alla guerra la città di Barcellona, armando a suo costo tre navi; e contribuiva l'antipapa Benedetto inviando il suo congiunto Giovanni Martínez de Luna a farne parte con cento uomini d'arme. Di modo che trovavasi con tali aiuti la flotta composta di venticinque grossi legni, dieci galee, quindici galeotte e molte altre cocche in numero fra tutte di centocinquanta navi [1113] .


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia di Sardegna
di Giuseppe Manno
pagine 1187

   





Sicilia Sardegna Brancaleone Doria Catalogna Sicilia Catalogna Barcellona Benedetto Giovanni Martínez Luna